lunedì 18 giugno 2012

TERREMOTO FERRARA E PROVINCIA UN RISCHIO SOTTOVALUTATO

Estratto dell'articolo "Terremoti a Ferrara e nel suo territorio: un rischio sottovalutato. La sequenza sismica del 1570-1574: un evento importante per la storia della città" di Emanuela Guidoboni e Marco Folin, pubblicato nel dicembre 2010 sul semestrale Ferrara - Voci di una città della Cassa di Risparmio di Ferrara

 

 

Pubblichiamo questo estratto perché l'abbiamo trovato estremamente interessante e di grandissima attualità. Contiene un breve riassunto di quanto accadde a Ferrara nel 1570-1574 e di come i ferraresi, in particolare la Corte Estense, reagirono al lungo sciame sismico che si trovarono ad affrontare.

 

 

 

"Fra il novembre 1570 e la fine del 1574 Ferrara si trovò nell'area epicentrale di una lunga e forte sequenza sismica (con oltre duemila scosse, secondo i contemporanei) (...).

 

Circa il 40% delle abitazioni fu danneggiato, oltre a quasi tutti i maggiori edifici pubblici. Anche le chiese rimasero segnate da crolli parziali, lesioni, sconnessioni delle pareti portanti, gravi dissesti.

 

Fu un disastro da cui la città e la dinastia dei suoi sovrani, gli Este, non si sarebbero più riprese: un disastro ingente non solo per i danni subiti (stimati intorno ai 300.000 scudi), ma anche per aver indotto un generale senso di disorientamento e di sfiducia nell'opera umana e nel destino stesso della città.

 

Il terremoto fu infatti interpretato da un lato come segno dello sfavore divino nei confronti di Ferrara e dei suoi sovrani, dall'altro come un evento che metteva in crisi teorie consolidate, sollecitando i < filosofi naturali > (gli scienziati del tempo) a riflettere sulle cause del terremoto in generale e di quello in particolare - avvenuto in pianura e sul far dell'inverno, contraddicendo le teorie allora correnti sull'argomento.

 

In questa sequenza sismica, il senso di precarietà che ne derivò per gli abitanti, la percezione di una punizione divina abbattutasi sulla città, si accompagnarono alla sospensione di ogni norma consolidata di convivenza.

 

La popolazione si vide infatti costretta a cercare rifugio in ricoveri di fortuna, dove persone di ogni grado sociale si trovarono a coabitare fianco a fianco per mesi, in uno stato di promiscuità forzata che coinvolse perfino i sovrani.

 

Questa corte trasferita in tende di fortuna, e divenuta all'improvviso < cingana > (...) colpì profondamente l'immaginazione dei contemporanei (...). Furono scritti anche diversi trattati volti a indagare le cause dell'evento - dagli uni ritenute naturali, prodigiose - , e persino sonetti e poesie ispirate all' < orrore estremo / di triplicate scosse in un sol giorno, / che il mondo in sé fesse ritorno >.

 

Tutto questo avveniva in un momento particolarmente delicato per gli equilibri politici della città: se il duca fosse rimasto senza eredi (...) alla sua morte il Ducato di Ferrara sarebbe stato devoluto alla Santa Sede - prospettiva peraltro vagheggiata apertamente da una parte consistente della popolazione, esasperata dal peso sempre più intollerabile della fiscalità estense. (...)

 

Di qui la decisione di non abbandonare in nessun caso Ferrara (da parte di Alfonso II d'Este, n.d.r.), anche a costo di vivere indecorosamente accampato in una fangosa tenda all'addiaccio. Di qui gli affannosi lavori di restauro del Castello, per potervi fare ritorno al più presto e ristabilire qualche elemento di normalità.

 

Di qui anche una sorta di appello, benché assai probabilmente non esplicito, all'ambiente scientifico del tempo (medici, fisici, filosofi naturali ed esperti vari), per poter disporre di una spiegazione < naturale > delle cause fisiche del terremoto da opporre alle minacciose insinuazioni sulle < colpe > del duca.

 

In questo contesto, nel corso del 1571 sul terremoto di Ferrara furono scritti almeno sei trattati (...); né mancò l'ipotesi che i sismi ferraresi dovessero essere messi in relazione alle recenti opere di bonifica di ampie aree del Ducato, che prosciugando il terreno circostante la città avevano causato un profondo squilibrio ambientale, favorendo l'accadere del terremoto.

 

All'interno di questo eccezionale corpus testuale (...), emerge (...) il Libro, o Trattato de' diversi terremoti di Pirro Ligorio: architetto ed erudito illustre, già successore di Michelangelo come responsabile della fabbrica di San Pietro (...). Nel suo Libro Ligorio, che si dichiarava fervente cattolico, faceva ricorso alla storia per sostenere che i terremoti erano sempre accaduti,aggiungendo a questa sorta di nuovo e tortuoso catalogo sismologico un accuratissimo resoconto giornaliero delle scosse, che al tempo (...) continuavano a colpire Ferrara causando danni ingenti al patrimonio edilizio. cittadino.

 

È straordinario che questo progetto sia nato proprio a Ferrara, una città che oggi avrebbe la facoltà di ripensare quasi da privilegiata alla propria sismicità, rielaborando anche in questa prospettiva le sue memorie del passato. Come potrebbero rispondere oggi le case, i palazzi, le chiese di Ferrara e del suo territorio all'input di un terremoto simile a quello del 1570-1574? Come reagirebbero gli attuali abitanti ai problemi di una sequenza sismica così forte e prolungata?"

 

 

Ironia del destino, l'ipotesi avanzata in quest'ultimo segmento dell'articolo non è più così remota.. Sta a noi metterci al lavoro per affrontare questa situazione al meglio. Forza San Carlo e forza Emilia Romagna!